Qui si tenta un paradosso. Infinite volte, infatti capita, agli amici, agli amanti,
come ai fantasmi dell'anima e ai demoni del corpo di incontrarsi lungo i loro
paralleli percorsi. Abbiamo scelto proprio questi due universi, quello dell'anima
e quello del corpo, espressi da due diverse tendenze pittoriche, esplorati da
due persone che di per se transitano percorsi divisi. Ipotizziamo l'unione, nei
punti di incontro delle "parallele", mediante la sovrapposizione delle figure
rappresentate e fino ad allora divise, anzi contrapposte, nella gara del tiro
alla fune. Le sovrapposizioni fotografiche delle immagini producono una fusione,
un "altro da se" che lo contiene e ne modifica la forza espressiva in questo caso,
e pittorica. Nell'ultima sala. buia. dopo "un'infilata di porte come quelle dei
sogni (di tale materia. infatti, è costituito il nostro vivere), pende un paracadute,
bianco e strappato, lattiginoso nella penombra; al quale è attaccato un oggetto:
un caleidoscopio, anzi, un "fantascopio". Così si chiude un cerchio, che in verità
è una spirale, dove il punto d'arrivo coincide con quello di partenza, solo ad
un livello superiore: si era partiti dal gioco terreno del tiro alla fune e si
arriva al caleidoscopio, un giocattolo celeste. Perché celeste? Perché la poesia,
la più cristallina delle arti proviene dal cielo e al cielo ritorna. E il caleidoscopio
è poetico. Le immagini che il caleidoscopio offre allo spettatore, sono ancora
sovrapposizioni delle figure dell'anima con quelle del corpo che, quali frammenti
di perfezione, ci ricordano gli istanti di equilibrio tra psyche e eros, che ci
hanno resi felici e che inseguiamo pieni di nostalgia. Ci piace pensare che provengano
dal cielo come doni, forse paracadutati da un' astronave venuta da lontano, in
viaggio intergalattico.
Barbara Tutino