MAAZEL
GIULINI
GAVAZZENI
| di
Giorgio Pestelli Il direttore d'orchestra, almeno nella credenza
generale, è rimasto l'ultimo tiranno, l'ultimo padrone assoluto; ma qui,
i direttori d'orchestra di Barbara Tutino, sono diretti e tiranneggiati a loro
volta da un padrone più forte e più assoluto di loro: la musica,
che con il suo potere plastico li modella, ne rialza i lineamenti e li getta nella
fissità di pose demiurgiche. Alcuni direttori fuori dalla musica possono
sembrare ambigui individui in giacchetta, altri drizzano fisionomie dure ed armate:
ma quando la musica sta per scoccare, i loro volti si agguagliano tutti in una
identica espressione di attesa. Barbara Tutino se ne è accorta perché
a lei, non distratta dalla musica in sé , interessa quel qualcosa che la
trascende e la potenzia; e che ha nel fuoco il suo simbolo vivente, così
simile a quel gioco estroso delle mani con cui il direttore cerca di legare l'orchestra
al suo carro con invisibili briglie. Ci sono oggetti musicali che posseggono una
bellezza già esaltata in sè nell'attesa del suono: come gli strumenti
musicali; e così i direttori, che sono poi degli strumenti tutti particolari
anche loro: specie in quel salto dal silenzio al suono, come dal buio alla luce
della fiamma, con cui Barbara Tutino li ha visti traboccare verso la loro natura
più vera. |