di Francesco Poli
Per dar vita alla teatrale espressività delle sue figure, Barbara Tutino
ha bisogno di grandi superfici che si accampano sulle pareti e nello spazio con
un forte e deciso impatto visivo. I supporti sono ampie tele grezze di juta sospese
con molta libertà al muro, senza telaio. Quì prendono corpo (è
proprio il caso di dirlo) personaggi di impianto anatomico ben delineato, attraverso
un disegno a pennello netto e conchiuso, caratterizzati da colori molto accesi
o comunque puri, senza variazioni tonali. Ci sono nudi maschili che si esibiscono
in pose intenzionalmente studiate, teatrali appunto, con evidenti riferimenti
a forme di narcisismo gay ( c 'è una scena amorosa fra un soldato e un
giovane che sembra un cristo deposto dalla croce). Di esplosiva suggestione sono
le enormi facce sorridenti, per certi versi grottesche, ma anche ironiche. Decisamente
ironica, ma allo stesso tempo impressionante e inquietante è una grande
figura rossa che rappresenta una donna culturista nuda, che tiene in mano il capo
di un lungo cordino aggrovigliato che le stà uscendo dal ventre. Il titolo
di questo lavoro (che deriva in parte da una fotografia di Mappelthorpe) è
piuttosto significativo: Il filo di Arianna . Questi quadri di genere
così poco usuale per una città come Torino, hanno sicuramente una
consistente carica provocatoria, essendo specificatamente connessi a una complessa
problematica relativa alla definizione dell'identità del maschile e del
femminile, affrontata di petto e senza reticenze o sottintesi. La forza d'urto
di questa figurazione ha dei presupposti di linguaggio abbastanza evidenti: la
matrice stilistica è chiaramente legata alle forme più eclatanti
dell'espressionismo tedesco, o per essere più precisi del neoespressionismo
degli artisti tedeschi dell'ultima generazione, come per esempio Salome o Immendorf.
E la cosa non deve stupire, perché Barbara Tutino ha lavorato e lavora
per lunghi periodi a Berlino, proprio la città da cui provengono gli artisti
tedeschi di punta più significativi per quello che riguarda il rilancio
della tensione e della vitalità della tradizione espressionista (che del
resto non ha mai avuto grandi interruzioni dagli anni '10 in poi, salvo gli anni
della censura nazista contro l'arte degenerata ). Bisogna dare ancora un'indicazione
più specifica per spiegare la presenza in questi dipinti di una particolare
ele- ganza lineare nella stilizzazione (a volte estetizzante) dei corpi: si tratta
dell'influenza di Egon Schiele, un artista che comunque e alla radice di molti
sviluppi del linguaggio espressionista, oltre che punto di riferimento per molta
arte a dominante erotica sessuale . |